La rubrica “Poeta Metropolitano” è uno spazio virtuale dedicato ai poeti emergenti. Ogni mese raccogliamo opere degli autori, pubblicandoli nella rubrica per sostenere la diffusione della poesia contemporanea.
In questo numero vi presentiamo Francesca Balacco. Buona lettura.
BIOGRAFIA
L’autrice, nata a Ferrara e cresciuta nella provincia mantovana, attualmente vive con il marito nel modenese. Dopo la maturità si dedica con soddisfazione a pittura e scrittura da molti anni partecipando a vari concorsi, ottenendo sempre l’apprezzamento di pubblico e critica. Nel 2019 ha pubblicato le raccolte “Se vuoi ti presto le mie ali” (poesia) e “Da lontano le formiche non si vedono” (narrativa). Nel 2020 ha scritto e illustrato la fiaba “I colori di una stella”. Nel 2021, mette a punto “Ispirazioni in bianco”, un testo fra prosa e poesia per rappresentazione teatrale. Nel 2022 pubblica “Il mistero del Goofo Reale”, corto illustrato, fra giallo e mistero. ’ultima uscita è un volume che raccoglie poesie e dipinti della sua vita artistica: “Balli con me Colore? Disse la Poesia”. I suoi emozionanti componimenti toccano varie tematiche dalle più classiche e romantiche alle più toccanti quali le guerre recenti, le morti giovani e l’ecologia.
Come gatti al tramonto
Baciami di sale
in questo inverno
appena accennato
così ch’io possa sentire
il rumor delle onde,
di quel borgo nel quale
non possiamo andare.
Accarezzami di sale il viso
con lacrime che siano
delle nostre risate
e non dei nostri sogni
allontanati dal mare.
Vestimi della salsedine
di scoglio infranta
che si fa fina e vola nell’aria,
così che sembra la seta
delle tue rime danzanti
al calar della sera.
Fra gli alberi alti
di barche che cullano
randagi pensieri nel porto,
come gatti in cerca di cibo
i nostri passi al tramonto.
Petali di salvezza
in compagnia della mia mente.
Timore di trovarmi accanto
non più il profumo
delle rose in boccio,
ma della paura l’afrore,
doloroso ricordo.
L’aria che ancora respiro
manda avanti il mio cammino,
ma lo sguardo più non carezza
il prato verde di freschezza.
Non c’era primavera
fra le mura di quella prigione
che di lividi rivestiva
la mia pelle infreddolita.
Resto sola per un po’
in compagnia della mia mente,
petali di salvezza
volteggiano
nell’alba che mi aspetta.
Aspetta figlio mio
Aspetta, figlio mio,
non correre così veloce,
so che la paura ti spinge forte,
ma le mie gambe
non ascoltano il tuo cuore
Non prima di aver raccolto
almeno qualche mattone,
magari anche qualche
piastrella scheggiata,
di quelle volate via
con l’ultima bomba lanciata.
fammi prendere fiato,
me ne servirà così tanto
per tutta la strada ad andare
e, un giorno, a tornare.
Ho trovato qui a terra, guardate,
un pezzo di vita ancor baluginare,
uno specchio rotto
con un volto che mi guarda,
ma io non riconosco,
eppure, tutti questi pezzi, son certa,
son volati via dalla nostra finestra
Li raccoglierò a uno a uno
e li terrò ben stretti.
Il vento che oggi ci spinge lontano,
un giorno ci riprenderà per mano
Quando la polvere riposerà quieta,
lacrime come pioggia
nutriranno ancora i nostri giardini.
Bambini miei,
restatemi vicini.